Relazioni

Relazione tirocinio Giorgio Alicata

Decido di intraprendere il tirocinio presso l’associazione Lab.E.Fo.R.M dopo una profonda riflessione personale che mi ha portato (fortunatamente) ad allontanarmi dal contesto universitario catanese.


Quindi Lab.E.Fo.R.M per cambiare luogo, quindi Lab.E.Fo.R.M per cambiare contesto, buttandomi in un ambito che non è mai stato nei miei interessi. La cooperativa si occupa di riabilitazione e potenziamento rivolti all’infanzia e ai minori, con l’obbiettivo di offrire percorsi educativi innovativi e programmi di sostegno. Percorsi dedicati soprattutto a ragazzi con disturbi dell’apprendimento. La cooperativa si occupa anche di psicomotricità, mediazione familiare, neuropsicologia infantile logopedia etc..
Al termine di questo tirocinio, posso ammettere che è stato davvero formativo, come suggeriva il titolo nel portale studenti Uncit. Ho trovato un team molto affiatato e accogliente.
Mi sento in dovere (nel senso che ho il piacere) di ringraziare la Dottoressa Avolio che in questi mesi mi ha supportato e sopportato, in particolare con due ragazzi delle scuole medie con i quali ho intrapreso un bellissimo rapporto dicollaborazione, fiducia, complicità e anche amicizia.

Le giornate di tirocinio si svolgevano nella sede Lab.E.Fo.R.M in via Torino, il pomeriggio, dal Lunedì al Venerdì, dalle 15:00 alle 19:30 o comunque fino allo svolgimento dei compiti degli studenti. Le mansioni teoricamente sono semplici: aiutai ragazzi con i compiti, ma i ragazzi presentavano DSA, nello specifico dislessia e discalculia uno e disortografia l’altro. Quindi, durante lo svolgimento dei compiti pomeridiani, le collaboratrici consigliavano l’utilizzo di schedari specifici per ogni materia o altri metodi come il supporto computerizzato, letture personalizzate e mappe concettuali aiutate da programmi al Pc. Gli insegnamenti acquisiti in questi mesi sono tanti, e farne un elenco completo non sarebbe neanche utile, però, posso dire che al livello teorico la cooperativa mi ha lasciato teorie, approcci e definizioni utili. Probabilmente (e sinceramente) l’acquisizione di nozioni prettamente teoriche e poco pratiche non era tra le mie priorità –ho passato tre anni sui libri-.
Comunque il vero insegnamento mi è stato dato dai ragazzi, che pomeriggio dopo pomeriggio, dopo compito mi hanno accolto nel loro “mondo”, nel loro modo di vedere le cose, permettendomi di conquistare, ogni giorno di più, la loro fiducia. E questo è il primo lascito (che sono due in realtà) della mia esperienza: Sono loro, i ragazzi, che ti fanno spazio nella loro fiducia guidandoti al tempo stesso nell’utilizzo di codici inediti e personalizzati da usare insieme e con i quali costruire un rapporto sincero, senza il peso della formalità (ma mantenendo sempre il rispetto dei ruoli) che è la base di ogni collaborazione di successo.

In soli due mesi da Giovanni e Andrea ho imparato ciò che Piaget provava a spiegarmi da anni (santo Shon e le sue teorie sulla “pratica”).
Ho anteposto la pratica alla teoria, cioè non ho dimenticato tutto ciò che ho studiato, ma sono stato attento a non farmi influenzare da teorici che non conoscevano Giovanni e Andrea; che presentavano diagnosi simili per certi aspetti ma approcci allo studio e alla vita in generale totalmente opposti. Col tempo ho imparato quindi a muovermi tra bisogni, richieste e inclinazioni degli studenti e con grande stupore ho ottenuto la fiducia della mia tutor che mi ha lasciato più spazio e più tempo da dedicare a loro. Questo tempo mi ha permesso di stilare (sotto consigli esterni) un’osservazione su uno dei due ragazzi che stavo seguendo. Osservazione strutturata su punti deboli e forti del ragazzo, seguiti da un progetto o proposta di percorso al fine di aumentare la produttività dello studente, ovviamente non solo al livello scolastico.
La settimana nella quale ho scritto quest’osservazione è stata molto intensa, ero rinforzato dalla fiducia affidatami ma allo stesso tempo schiacciato dal peso della responsabilità. E questo è il terzo fondamentale lascito del tirocinio svolto: la responsabilità.

La responsabilità sottesa a questo tipo di attività, il contatto diretto tra azione e risultato e quindi il “rischio”, che si collega alla gestione delle ansie e delle frustrazioni che non devono compromettere il lavoro svolto. Ovviamente ero sempre seguito dalla Dottoressa Avolio che non avrebbe permesso a nessuno di compromettere il percorso dei ragazzi, ma aver preso coscienza che le mie parole avrebbero potuto avere una risonanza sul percorso di qualcuno diverso da me, ha avuto un forte impatto sul mio modo di approcciarmi alla materia dei miei studi e soprattutto ai ragazzi.

Durante la permanenza alla Lab.E.Fo.R.M ho avuto l’occasione di assistere e partecipare ad un progetto e/o attività con l’obbiettivo di avvicinare, su un piano relazionale, gli studenti che frequentano la cooperativa. Studenti è la parola sbagliata però, lo spazio dedicato non ammetteva alcun tipo di attività strettamente connessa alla scuola, al contrario, le collaboratrici ( indipendentemente dall’età dei partecipanti) sono riuscite a creare un ambiente ricreativo e allo stesso tempo formativo e riflessivo, incoraggiando scambi di idee, dolori, passioni, eventi importanti, debolezze o incertezze, fornendo punti di vista differenti e includendo approcci diversi alle singole esperienze, propinando varie attività, dal leggere la storia di un lupo ed una capra e girare per la stanza con gli occhi chiusi alla ricerca del proprio suono. Difficile condividere i lasciti di quest’esperienza, difficili da scrivere più che altro perché, nonostante l’attività fosse mirata ai ragazzini, io mi sono sentito molto coinvolto, sia dalle collaboratrici sia dai ragazzi dai quali ho appreso molto, su di loro, e su di me.
Come scrivevo all’inizio, sono partito da una base di sfiducia per l’attività di tirocinio ,alimentata anche dai feed-back negativi inerenti alle esperienze di alcuni miei colleghi, e a tal proposito voglio sottolineare un altro elemento, per me fondamentale, dell’impostazione pratica della cooperativa scelta da me: La riunione del Lunedì mattina. Anche qui posso dire di aver appreso tutti quei concetti di commitment, clima organizzativo, engagement, briefing, leadership, cultura aziendale e via discorrendo. Sono rimasto piacevolmente stupito dalla vicinanza dei miei “superiori”, dal rapporto umano non abbattuto dalla formalità dei ruoli o dalla quantità di sapere, il team della Lab.E.Fo.R.M mi ha sempre sostenuto e ascoltato mettendo la mia parola al pari delle altre, facendomi notare gli errori, le leggerezze della mia condotta quando necessario, e al contempo sostenendo qualche mia iniziativa o proposta, rispondendo ai mie i quesiti, risolvendo dubbi.
Se la prima parola che ho scritto all’inizio del tirocinio è stata “terrorizzato”, adesso vorrei modificarla con ispirato, motivato, arricchito, un po’ dispiaciuto, ma soprattutto grato, per quest’esperienza che mi ha dato una nuova speranza per continuare il mio percorso. Grazie.

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